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#HFA2025 – Cannabidiolo e sicurezza cardiaca: nuove evidenze da uno studio clinico

Belgrado, Serbia, 17 maggio 2025 – Il cannabidiolo (CBD), un componente non psicotropo della pianta di cannabis, ha recentemente attirato l’attenzione della comunità scientifica per i suoi potenziali effetti benefici sull’infiammazione cardiaca. Un nuovo studio presentato al congresso Heart Failure 2025, organizzato dalla European Society of Cardiology (ESC), ha valutato la sicurezza di una formulazione farmaceutica di CBD in pazienti ad alto rischio cardiovascolare.

Cannabidiolo e infiammazione cardiaca
Le infiammazioni del cuore, come miocardite e pericardite, rappresentano condizioni complesse e difficili da trattare. Il CBD ha dimostrato di poter inibire l’attivazione della via dell’inflammasoma, un processo intracellulare implicato nello sviluppo di queste patologie e dello scompenso cardiaco. Questa proprietà ha motivato i ricercatori a esplorare il suo possibile impiego terapeutico.

Lo studio clinico
Il team guidato dal Dr. Leslie Cooper, della Mayo Clinic (USA), ha condotto uno studio placebo-controllato per valutare la sicurezza del CBD farmaceutico in pazienti ospedalizzati per COVID-19 non critico, ma con fattori di rischio cardiovascolare. La pandemia si è conclusa prima che il trial raggiungesse il numero di partecipanti necessario per valutare l’efficacia terapeutica, ma i dati di sicurezza ottenuti sono comunque di grande rilevanza.

Metodologia della ricerca
Lo studio ha coinvolto 89 pazienti con una storia di malattia cardiovascolare o almeno un fattore di rischio. I partecipanti sono stati assegnati a due gruppi:

Gruppo CBD: ha ricevuto il cannabidiolo farmaceutico (GMP-CBD) fino a 7,5 mg/kg due volte al giorno.

Gruppo placebo: ha ricevuto una sostanza senza principi attivi.

I ricercatori hanno monitorato gli eventi avversi (AEs) e gli eventi avversi seri (SAEs) nei 60 giorni successivi alla randomizzazione.

Risultati principali
I dati ottenuti indicano che il CBD farmaceutico è stato ben tollerato e ha mostrato un profilo di sicurezza simile al placebo:

La frequenza degli AEs è stata del 24,4% nel gruppo CBD e del 22,7% nel gruppo placebo.

Gli SAEs si sono verificati nell’11,1% dei pazienti con CBD e nel 9,1% dei pazienti con placebo.

Si sono registrati 0 decessi nel gruppo CBD e 2 decessi nel gruppo placebo (entrambi dovuti a insufficienza respiratoria).

La sicurezza cardiovascolare è risultata comparabile tra i gruppi, con eventi cardiaci registrati nel 9% dei pazienti di entrambi i gruppi.

Un caso di lieve prolungamento dell’intervallo QTc (un parametro dell’elettrocardiogramma) è stato rilevato nel gruppo CBD, ma le variazioni complessive erano minime e paragonabili a quelle del gruppo placebo.

Prospettive future
Alla luce di questi risultati incoraggianti, sono in corso due grandi studi clinici per valutare l’efficacia del CBD nel trattamento di patologie cardiache:

ARCHER trial (fase II): mira a studiare l’impatto del CBD nella miocardite acuta, con risultati attesi entro il 2025.

MAVERIC trial (fase III): si concentra sulla pericardite ricorrente e i suoi dati saranno disponibili nel 2026.

Conclusioni
Lo studio ha evidenziato che la formulazione farmaceutica di CBD è ben tollerata e presenta un profilo di sicurezza paragonabile al placebo, senza effetti cardiaci significativi. Sebbene i dati di efficacia non siano ancora disponibili, questa ricerca apre la strada a futuri studi sul potenziale terapeutico del cannabidiolo nelle malattie cardiovascolari.