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L’importanza delle visite cardiologiche per i pazienti con insufficienza cardiaca

 

Un problema sottovalutato

Secondo uno studio pubblicato sull’European Heart Journal, due pazienti su cinque con insufficienza cardiaca non vedono un cardiologo nemmeno una volta all’anno. Questo dato allarmante si associa a un aumento del rischio di morte, evidenziando la necessità di un follow-up specialistico più strutturato.

L’effetto positivo delle visite regolari

La ricerca condotta da un team di studiosi francesi ha dimostrato che i pazienti che vedono un cardiologo almeno una volta l’anno hanno un rischio di morte inferiore del 24% rispetto a quelli che non ricevono un controllo specialistico. Inoltre, la frequenza delle visite potrebbe essere modulata in base alle condizioni dei pazienti, ottimizzando il trattamento e riducendo i ricoveri ospedalieri.

Un modello di stratificazione del rischio

Gli studiosi hanno individuato due criteri semplici – ospedalizzazione recente e utilizzo di diuretici – per stratificare il rischio dei pazienti. In base a questi fattori, si è stabilito che:

  • I pazienti senza ospedalizzazioni recenti e non in trattamento con diuretici dovrebbero essere visitati almeno una volta l’anno.
  • Quelli in terapia con diuretici ma senza ricoveri recenti beneficerebbero di due o tre visite annuali.
  • I pazienti ricoverati negli ultimi cinque anni, ma non nell’ultimo anno, dovrebbero ricevere lo stesso numero di visite.
  • I pazienti ricoverati nell’ultimo anno dovrebbero essere visti da un cardiologo almeno quattro volte l’anno.
Le implicazioni per il sistema sanitario

Questi risultati suggeriscono la necessità di un approccio sistematico alle visite cardiologiche per i pazienti con insufficienza cardiaca, analogamente a quanto avviene in oncologia. Inoltre, il modello di stratificazione del rischio potrebbe aiutare a ottimizzare le risorse sanitarie, migliorando la sopravvivenza e riducendo i costi legati alle ospedalizzazioni.

Verso un cambiamento nella gestione della patologia

I ricercatori prevedono di testare il modello in studi clinici per verificarne l’efficacia in diverse realtà sanitarie. Inoltre, la ricerca ha evidenziato disparità di accesso alle cure cardiologiche in base a sesso ed età, con le donne e gli anziani meno propensi a consultare uno specialista.

L’insufficienza cardiaca è una patologia grave, ma trattabile. Implementare un sistema di follow-up cardiologico più capillare potrebbe rappresentare un passo fondamentale per migliorare la qualità di vita di milioni di pazienti.