#EHA2025 – Leucemia linfatica cronica: risultati promettenti da ibrutinib più venetoclax
Un nuovo confronto tra cure per la leucemia
Un recente studio ha messo a confronto due combinazioni di farmaci usate come prima cura per la leucemia linfatica cronica (CLL), una forma di tumore del sangue che colpisce soprattutto le persone anziane. Le combinazioni analizzate sono:
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Ibrutinib + Venetoclax (I+V)
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Acalabrutinib + Venetoclax (A+V)
Sebbene non ci siano studi diretti tra queste due terapie, i ricercatori hanno utilizzato un metodo statistico chiamato confronto indiretto per valutare quale fosse più efficace.
Presentati al Congresso EHA 2025
I risultati di questo confronto sono stati presentati ufficialmente al Congresso dell’Associazione Europea di Ematologia (EHA) 2025, tenutosi dal 12 al 15 giugno. Il confronto tra le due combinazioni è stato illustrato in un poster scientifico (codice PF587), mentre i dati aggiornati dello studio CAPTIVATE sono stati esposti in una presentazione orale (codice S156).
Queste presentazioni confermano l’interesse clinico verso i trattamenti a durata definita per la CLL, soprattutto quelli che offrono un controllo duraturo della malattia senza chemioterapia.
Cos’è la “malattia minima residua” e perché conta
Uno degli obiettivi della cura è raggiungere la cosiddetta malattia minima residua non rilevabile (uMRD). Questo significa che, dopo il trattamento, nel sangue o nel midollo osseo del paziente non si trovano più cellule leucemiche con gli strumenti diagnostici attuali.
Lo studio ha mostrato che la combinazione ibrutinib + venetoclax è più efficace nel raggiungere questo obiettivo rispetto all’altra terapia.
Maggiore durata senza peggioramenti della malattia
Un altro parametro importante è la sopravvivenza libera da progressione (PFS), ovvero quanto tempo passa senza che la malattia peggiori. Anche in questo caso, i pazienti trattati con I+V hanno avuto risultati migliori rispetto a quelli trattati con A+V.
Dati positivi anche a lungo termine
I risultati arrivano anche dallo studio di fase 2 CAPTIVATE, in cui i pazienti sono stati seguiti per oltre 5 anni dopo il trattamento.
I numeri più importanti:
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Il 66 % dei pazienti era ancora senza peggioramento dopo 5 anni.
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La sopravvivenza complessiva (OS) era del 97 %, cioè quasi tutti erano ancora vivi.
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I pazienti che avevano ottenuto uMRD dopo la terapia avevano risultati ancora migliori.
Sicurezza e tollerabilità
Gli effetti collaterali osservati sono stati in linea con quanto già conosciuto per questi farmaci: i più comuni sono stati diarrea, pressione alta e infezioni da COVID-19. Non sono emerse nuove preoccupazioni sulla sicurezza.
Che cosa significa tutto questo
Secondo i medici che hanno presentato lo studio, questi risultati suggeriscono che la combinazione di ibrutinib + venetoclax, presa per un tempo limitato, è molto promettente per chi riceve la diagnosi di leucemia linfatica cronica. Offre infatti una maggiore probabilità di eliminare le cellule tumorali e di mantenere sotto controllo la malattia nel tempo.
In conclusione
Anche se si tratta di un confronto indiretto, i dati indicano che ibrutinib + venetoclax potrebbe diventare una delle opzioni più efficaci e durature per trattare la CLL nella fase iniziale, senza bisogno di chemioterapia. I risultati presentati all’EHA 2025 rafforzano ulteriormente questa prospettiva.