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Ricostruzione mammaria: la crioconservazione del grasso riscrive il futuro delle pazienti oncologiche

 

Il futuro della ricostruzione mammaria post-tumorale: meno interventi e migliore qualità di vita grazie alla crioconservazione del tessuto adiposo autologo.

Per le donne che affrontano il percorso della ricostruzione mammaria dopo un tumore, emerge una nuova speranza: la crioconservazione del tessuto adiposo autologo. Questa innovativa tecnica promette di rivoluzionare il processo ricostruttivo, riducendo il numero di interventi chirurgici e migliorando significativamente la qualità di vita delle pazienti.

I vantaggi non si limitano al benessere psicologico delle pazienti. L’adozione di questa metodica consente anche una riduzione dei tempi di attesa nelle sale operatorie, generando risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale. Questi risultati sono stati al centro di una conferenza a Roma, in vista del “Rome-Dubai Breast Symposium & Advanced Aesthetic Medicine Meeting” (18-20 giugno), che riunisce i maggiori esperti internazionali di chirurgia plastica ricostruttiva.

Crioconservazione e Lipofilling: una sinergia vincente

La crioconservazione in Italia è resa possibile grazie a una proficua collaborazione pubblico-privato, avviata nel 2022 tra la Banca Cute della Regione Emilia Romagna (RER) e l’azienda Lipobank®. Quest’ultima è riuscita nell’impresa, finora unica al mondo, di congelare e scongelare il tessuto adiposo mantenendone la vitalità.

Il “lipofilling”, che prevede l’utilizzo del grasso per le sue proprietà rigenerative, è una metodica chirurgica consolidata. Il tessuto adiposo, ricco di cellule staminali mesenchimali, favorisce la rigenerazione tissutale una volta trapiantato. Un grande vantaggio è la facile reperibilità del grasso nel corpo umano tramite procedure poco invasive, eseguibili in day surgery con anestesia locale e sedazione. L’infiltrazione, invece, richiede spesso solo una leggerissima anestesia locale.

Tradizionalmente, il lipofilling presentava un limite: il grasso trapiantato necessita di nutrizione dall’area ricevente, richiedendo sessioni ripetute e distanziate di infiltrazioni di piccole quantità di tessuto per un attecchimento ottimale. La crioconservazione annulla questo limite. Permette di prelevare una quantità maggiore di grasso in un unico intervento, che viene poi suddiviso in sacche pronte per successive infiltrazioni, paragonabili a una seduta ambulatoriale di “filler” estetici.

Sicurezza e Garanzie: il ruolo del Centro Nazionale Trapianti

La serietà della metodica Lipobank® è garantita dal rispetto delle rigorose regolamentazioni del Centro Nazionale Trapianti e dalla certificazione di vitalità che accompagna il tessuto scongelato, con percentuali comparabili a quelle del tessuto fresco. La collaborazione tra Lipobank® e la Banca Cute RER dimostra come le partnership pubblico-private possano ridurre i costi del Servizio Sanitario Nazionale, abbattendo i tempi di attesa e migliorando l’efficacia delle prestazioni sanitarie senza costi aggiuntivi per i pazienti.

Studi recenti, incluso uno pubblicato a gennaio sull’Aesthetic Surgery Journal e coordinato dal Professor Carlo Ventura, dimostrano che la qualità del tessuto adiposo crioconservato è superiore a quella del tessuto fresco, assicurando una migliore integrazione e un risultato ricostruttivo ottimale. Le analisi hanno confermato la sicurezza della procedura, l’assenza di compromissione della sterilità e l’inalterata vitalità e morfologia cellulare nel tempo, evitando interventi multipli di liposuzione.

Pionieri e Testimonianze

Il Professor Roy De Vita, Primario di Chirurgia Plastica all’Istituto Nazionale dei Tumori “Regina Elena” di Roma, è stato il primo chirurgo italiano a utilizzare il tessuto adiposo crioconservato. Egli sottolinea come questa tecnologia abbia incredibilmente migliorato la vita delle donne, riducendo il numero di interventi grazie alla possibilità di un unico prelievo chirurgico seguito da sessioni ambulatoriali di infiltrazione.

Il Professor Giorgio De Santis, Professore Senior di Chirurgia Plastica ricostruttiva ed estetica dell’Università di Modena e Reggio Emilia, tra i pionieri nella ricerca sull’utilizzo del grasso crioconservato, ha affermato che è ora possibile prelevare il grasso al momento della mastectomia, conservarlo per tre anni e utilizzarlo nel programma ricostruttivo. Questa metodologia allevia il disagio di interventi successivi e permette di eseguire le infiltrazioni in regime ambulatoriale, rappresentando un beneficio anche dal punto di vista amministrativo. I primi casi di ricostruzione ibrida (protesi e grasso crioconservato) sono stati eseguiti a Modena a partire da gennaio 2024, con l’obiettivo futuro di realizzare ricostruzioni complete senza protesi, ma solo con grasso crioconservato.

La Dottoressa Elena Bondioli, Direttore Tecnico Cell Factory Pievesestina e di Criobanca, e il Professor Davide Melandri, Professore Straordinario di Dermatologia Università di Bologna, hanno evidenziato come la Banca Regionale della Cute Emilia Romagna, autorizzata e accreditata dal Centro Nazionale Trapianti e dall’Istituto Superiore di Sanità, abbia reso accessibile il trapianto di tessuto adiposo autologo crioconservato, garantendone massima qualità e sicurezza clinica.

Una paziente, Loredana O. di 58 anni, ha condiviso la sua esperienza positiva. Dopo una quadrantectomia nel 2013 e due ricostruzioni con protesi che le avevano causato dolore e asimmetria, si è sottoposta a quattro infiltrazioni di grasso autologo crioconservato dalla Lipobank. Ha riscontrato progressivi miglioramenti in termini di morbidezza, simmetria e assenza di dolore, con un recupero anche psicologico.

L’appello di Europa Donna Italia

Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia, ha sottolineato l’importanza del dialogo tra medici e pazienti. Un’indagine ha rivelato che oltre un terzo delle pazienti sottoposte a ricostruzione mammaria ha avuto complicanze e circa la metà lamenta una mancanza di comunicazione con il proprio medico, con speranze spesso disattese. Per questo, Europa Donna Italia chiede che venga favorito un maggiore dialogo affinché le donne siano pienamente informate sulle nuove opportunità disponibili, poiché ritrovare l’integrità corporea è parte integrante del processo di cura.