Anca dolorosa: come capire quando è il momento di ricorrere alla protesi
Gli ortopedici della SIOT spiegano perché il “tempo giusto” dell’intervento fa la differenza nella qualità di vita
Dolore persistente all’anca, difficoltà a camminare, salire le scale o semplicemente compiere gesti quotidiani: sono campanelli d’allarme da non ignorare. Ma quando arriva davvero il momento di considerare un intervento di protesi d’anca? A fare chiarezza ci pensano gli esperti della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (SIOT).
Cos’è l’“anca dolorosa”?
Con questa espressione si indicano dolori che possono derivare direttamente dall’articolazione dell’anca, ma anche da tendini, muscoli o borse che si trovano nelle sue vicinanze. Queste ultime, in genere, si curano con percorsi medici e fisioterapici mirati. Diverso è il caso delle patologie articolari vere e proprie – come l’artrosi – che tendono a peggiorare nel tempo.
«Molte forme di danno articolare – spiega il Prof. Alessandro Massè, esperto SIOT – sono legate a fattori congeniti, traumi, malattie infiammatorie o problemi vascolari. Anche sovrappeso, lavoro fisico pesante o sport intensi possono accelerare l’usura dell’articolazione».
Non solo anziani: anche i giovani possono soffrire
Contrariamente a quanto si pensa, i primi sintomi possono comparire già in giovane età, soprattutto in presenza di malformazioni o se si pratica sport a livello intenso. In questi casi, è possibile intervenire con chirurgia conservativa – a volte anche molto complessa – per correggere i difetti e ritardare l’insorgenza dell’artrosi.
Quando ricorrere alla protesi
In Italia si eseguono oltre 100.000 interventi di protesi d’anca ogni anno, un numero in costante crescita. Secondo il Presidente SIOT, Prof. Pietro Simone Randelli, ciò è dovuto sia all’invecchiamento della popolazione, sia all’aumento di pazienti giovani e attivi che vogliono ritrovare una buona qualità di vita.
Ma non esiste un’età giusta in assoluto: il momento migliore è quando il dolore e la limitazione del movimento rendono la vita quotidiana inaccettabile. L’intervento non è preventivo, ma mirato a ristabilire il benessere del paziente. E oggi può essere proposto anche a persone molto giovani, grazie alla maggiore durata delle protesi moderne.
Un intervento sicuro, ma non banale
La protesizzazione dell’anca è considerata uno degli interventi più riusciti della medicina moderna: la rivista Lancet lo ha definito “l’intervento del secolo”, per l’eccellente rapporto tra rischi e benefici. Grazie alle tecniche mini-invasive e all’evoluzione dei materiali, i tempi di recupero sono sempre più rapidi.
Tuttavia, resta un intervento di chirurgia maggiore. «Il termine mini-invasivo – chiarisce Massè – si riferisce alla tutela dei tessuti e al recupero più veloce, ma non significa che sia un’operazione di piccola entità».
Il futuro: robotica e realtà aumentata
Le tecnologie digitali stanno entrando anche in questo campo: navigazione computerizzata, robot chirurgici e realtà aumentata promettono in futuro di migliorare ulteriormente la precisione e la soddisfazione dei pazienti. «Siamo in una fase di transizione – conclude Massè – e serve tempo per valutare i veri vantaggi. Ma alcune di queste innovazioni potrebbero presto definire nuovi standard nella chirurgia ortopedica».