Nuove speranze dal mare per il tumore al polmone più aggressivo
In occasione della Giornata mondiale del tumore al polmone del 1° agosto, arrivano notizie incoraggianti per i pazienti affetti da una delle forme più aggressive di questa malattia. Una terapia innovativa derivata da organismi marini sta mostrando risultati promettenti nel trattamento del carcinoma polmonare a piccole cellule, aprendo nuove prospettive terapeutiche per migliaia di pazienti.
Il nemico silenzioso: numeri e sfide del tumore al polmone
Il tumore al polmone continua a rappresentare una delle principali minacce oncologiche in Italia e nel mondo. Con oltre 44.800 nuovi casi diagnosticati ogni anno nel nostro Paese, questa neoplasia si conferma tra le più diffuse e letali. Particolarmente preoccupante è il carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC), che rappresenta il 12% di tutti i tumori polmonari e si distingue per la sua natura estremamente aggressiva e la rapida progressione.
La diagnosi di SCLC arriva spesso quando la malattia è già in fase avanzata, rendendo il trattamento particolarmente complesso. Per anni, le opzioni terapeutiche per questi pazienti sono rimaste limitate, lasciando medici e famiglie con poche armi a disposizione nella lotta contro questa forma tumorale così insidiosa.
La rivoluzione marina: quando il mare diventa alleato della medicina
La vera novità arriva da un approccio pionieristico che guarda alle profondità marine per trovare nuove soluzioni terapeutiche. PharmaMar, azienda biofarmaceutica specializzata in oncologia, ha sviluppato un modello di ricerca unico che esplora il potenziale terapeutico delle molecole derivate da organismi marini.
Al centro di questa rivoluzione c’è un composto sintetico di origine marina, estratto dall’invertebrato Ecteinascidia turbinata. Questo organismo marino, che vive nelle profondità oceaniche, ha fornito la base per lo sviluppo di una terapia che si differenzia significativamente dalla chemioterapia tradizionale per il suo meccanismo d’azione innovativo.
I risultati che cambiano tutto: lo studio IMforte
I dati presentati al prestigioso ASCO Annual Meeting 2025 di Chicago e pubblicati contemporaneamente su The Lancet hanno portato risultati straordinari. Lo studio di fase 3 denominato IMforte ha dimostrato che il composto marino in combinazione con immunoterapia riduce del 46% il rischio di progressione della malattia o di morte nei pazienti con SCLC in stadio esteso.
I numeri parlano chiaro: la sopravvivenza mediana globale è aumentata a 13,2 mesi rispetto ai 10,6 mesi ottenuti con la sola immunoterapia. Questi risultati rappresentano un miglioramento statisticamente e clinicamente significativo sia nella sopravvivenza libera da progressione che nella sopravvivenza globale, offrendo nuove speranze a pazienti che fino a oggi avevano pochissime alternative efficaci.
La voce degli esperti: un cambio di paradigma
“Il carcinoma polmonare a piccole cellule è una delle forme più aggressive e difficili da trattare di tumore del polmone”, spiega la Professoressa Silvia Novello, Direttrice della Struttura Complessa di Oncologia Medica dell’Ospedale San Luigi di Orbassano. “I risultati dello studio IMforte rappresentano un’importante novità che potrebbe cambiare concretamente l’approccio terapeutico per questi pazienti e aprire una nuova prospettiva di trattamento per una popolazione finora priva di alternative efficaci”.
Le parole dell’esperta sottolineano l’importanza di questa scoperta non solo dal punto di vista scientifico, ma anche umano: migliaia di pazienti e le loro famiglie potrebbero presto avere accesso a una terapia più efficace per combattere questa forma particolarmente aggressiva di tumore.
Un tesoro nascosto nelle profondità: la collezione marina
Dietro questo successo c’è un lavoro di ricerca che dura da decenni. PharmaMar ha costruito nel tempo una straordinaria “collezione” di oltre 500.000 campioni congelati di invertebrati marini, raccolti in più di 35 Paesi e conservati presso il centro di ricerca e sviluppo di Madrid.
Ogni anno, team di biologi marini e sommozzatori specializzati raccolgono circa 2.000 nuovi campioni a profondità comprese tra i 20 e i 70 metri. La raccolta avviene sempre in quantità molto limitate e nel pieno rispetto degli accordi internazionali per la tutela della biodiversità, come il Protocollo di Nagoya, dimostrando che innovazione e sostenibilità possono andare di pari passo.
Verso il futuro: la missione continua
“In PharmaMar siamo guidati dalla passione e dalla volontà di migliorare concretamente la vita dei pazienti oncologici”, dichiara Davide Roccato, Country Manager Oncology di PharmaMar Italia. “La nostra unicità risiede nell’avere creduto, per primi, nelle potenzialità del mare come fonte di nuove terapie antitumorali. Gli invertebrati marini si sono rivelati straordinari alleati nella ricerca di soluzioni per forme tumorali gravi, spesso orfane di cura”.
Questo approccio innovativo rappresenta un cambio di paradigma nella ricerca oncologica, dimostrando come la natura possa ancora sorprenderci con soluzioni inaspettate. Il mare, che copre oltre il 70% della superficie terrestre, nasconde ancora molti segreti che potrebbero rivelarsi preziosi nella lotta contro il cancro.
Una speranza concreta per i pazienti
I risultati dello studio IMforte offrono finalmente una speranza concreta ai pazienti affetti da SCLC in stadio esteso e alle loro famiglie. Questa nuova terapia di mantenimento in prima linea potrebbe presto cambiare gli standard di cura, offrendo non solo un prolungamento della sopravvivenza, ma anche una migliore qualità di vita.
La ricerca continua, spinta dalla consapevolezza che ogni progresso scientifico può tradursi in anni di vita guadagnati e sofferenze risparmiate. In un campo dove ogni mese in più può fare la differenza, i risultati ottenuti rappresentano un passo avanti significativo nella lotta contro una delle forme tumorali più temibili.
L’approccio di PharmaMar dimostra che l’innovazione può nascere dall’unione tra tradizione e tecnologia, tra rispetto per l’ambiente e progresso scientifico. Mentre continuiamo a esplorare le profondità marine alla ricerca di nuove molecole terapeutiche, i pazienti con SCLC possono guardare al futuro con maggiore ottimismo, sapendo che la scienza non si ferma mai nella ricerca di soluzioni sempre più efficaci.