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#EASD2025 – Il diabete non è uguale per tutti: come genere ed età ridefiniscono il rischio cardiovascolare

 

Una ricerca rivoluzionaria presentata al Meeting Annuale dell’Associazione Europea per lo Studio del Diabete (EASD) 2025 a Vienna ha svelato differenze sorprendenti nel rischio cardiovascolare tra diabete di tipo 1 e tipo 2, evidenziando come genere ed età giochino ruoli cruciali nel determinare gli esiti clinici. Lo studio, condotto su oltre 400.000 pazienti diabetici svedesi, ribalta alcune convinzioni consolidate e offre nuove prospettive per la prevenzione personalizzata.

Due tipi di diabete, due storie diverse

Il diabete rappresenta uno dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, ma fino ad oggi nessuno studio aveva confrontato sistematicamente il rischio tra diabete di tipo 1 (T1D) e tipo 2 (T2D) considerando separatamente uomini e donne. La ricerca condotta dalla dottoressa Vagia Patsoukaki dell’Università di Uppsala ha colmato questa lacuna, rivelando un quadro complesso e inaspettato.

I risultati mostrano che gli uomini giovani con diabete di tipo 2 hanno un rischio di mortalità e malattie cardiovascolari superiore rispetto a quelli con tipo 1, mentre per le donne di tutte le età, quasi tutti gli esiti sono peggiori nel diabete di tipo 1 rispetto al tipo 2.

Lo studio: 400.000 vite sotto la lente

La ricerca ha analizzato 404.026 pazienti diabetici del Registro Nazionale Svedese del Diabete, seguiti per cinque anni dal 2016 al 2020. Di questi, 38.351 avevano diabete di tipo 1 e 365.675 tipo 2, con 233.858 maschi (56%) e 170.168 femmine (42%). I ricercatori hanno analizzato il tempo al primo evento per infarto del miocardio, insufficienza cardiaca, ictus, mortalità cardiovascolare e mortalità per tutte le cause.

I pazienti sono stati stratificati per fasce d’età (sotto i 50, 50-59, 60-69, oltre 70 anni), permettendo un’analisi dettagliata di come l’età influenzi diversamente i due tipi di diabete nei due sessi.

Uomini giovani: quando il tipo 2 è più pericoloso

I risultati più sorprendenti riguardano gli uomini sotto i 50 anni. Quelli con diabete di tipo 2 mostrano un rischio del 51% più alto per tutte le malattie cardiovascolari, un rischio 2,4 volte maggiore di infarto del miocardio e 2,2 volte maggiore di insufficienza cardiaca rispetto ai coetanei con diabete di tipo 1.

“Gli uomini giovani con diabete di tipo 2 tendono ad avere più fattori di rischio come obesità, ipertensione e stili di vita non salutari”, spiega la dottoressa Patsoukaki. “Il loro diabete è spesso più aggressivo e possono essere diagnosticati più tardi, rendendo i loro esiti precoci peggiori.”

Tuttavia, il quadro si inverte con l’avanzare dell’età. Sopra i 50 anni, il rischio del diabete di tipo 1 diventa progressivamente più alto. Per gli uomini di 60-69 anni, quelli con tipo 2 hanno un rischio di infarto inferiore del 22% rispetto a quelli con tipo 1, e questa differenza aumenta al 26% per gli over 70.

Donne: la protezione naturale che si perde

Per le donne, il panorama è completamente diverso. In tutte le fasce d’età, il diabete di tipo 1 si associa a esiti peggiori rispetto al tipo 2. Le donne sopra i 50 anni con diabete di tipo 2 mostrano rischi cardiovascolari e di infarto significativamente inferiori: nella fascia 50-59 anni, il rischio è del 25% più basso per tutte le malattie cardiovascolari e del 41% più basso per l’infarto.

“Le donne con diabete di tipo 1 spesso sviluppano la malattia in giovane età, quindi ci convivono più a lungo, aumentando il loro rischio cardiovascolare nel corso della vita”, osserva Patsoukaki. “Possono anche perdere parte della protezione naturale che le donne solitamente hanno contro le malattie cardiache.”

Il paradosso della protezione femminile

Una delle scoperte più interessanti riguarda la protezione naturale associata al sesso femminile. In generale, essere donna riduceva il rischio del 35% per tutte le malattie cardiovascolari, del 39% per l’infarto, del 34% per la mortalità cardiovascolare e del 31% per la mortalità generale, indipendentemente dal tipo di diabete.

Questa protezione è probabilmente dovuta a differenze biologiche naturali, in particolare negli ormoni come gli estrogeni che supportano vasi sanguigni più sani, e a profili di distribuzione del grasso corporeo e del colesterolo generalmente più favorevoli nelle donne.

Tuttavia, questa protezione risulta meno pronunciata nelle donne con diabete di tipo 1, probabilmente a causa della diagnosi precoce e della conseguente esposizione prolungata a livelli elevati di glucosio nel sangue.

La durata della malattia: il fattore chiave

Un’analisi più approfondita ha rivelato il ruolo cruciale della durata della malattia. I pazienti con diabete di tipo 1 convivevano con la malattia in media per 24 anni, mentre quelli con tipo 2 per 9,2 anni. Quando la durata viene rimossa dall’analisi, il diabete di tipo 2 appare più pericoloso per tutti gli esiti studiati.

“Il diabete di tipo 1 comporta un alto rischio nel corso della vita a causa dell’esposizione prolungata da giovane età, mentre il diabete di tipo 2 comporta un alto rischio intrinseco a causa della sua associazione con altri fattori dannosi”, spiega Patsoukaki.

Due strategie, un obiettivo

I risultati evidenziano come diabete di tipo 1 e tipo 2 rappresentino sfide diverse. Il tipo 1 causa danni accumulati nel tempo attraverso decenni di iperglicemia, mentre il tipo 2 si presenta con un carico immediato di fattori di rischio come obesità, ipertensione e infiammazione.

Questa distinzione ha implicazioni pratiche importanti: nel diabete di tipo 1 è cruciale una gestione precoce e aggressiva dei fattori di rischio modificabili come l’emoglobina glicata e la pressione arteriosa, specialmente nelle donne. Nel diabete di tipo 2, l’enfasi deve essere posta sulla prevenzione intensiva e sulla gestione dei fattori di rischio associati.

Verso una medicina personalizzata

“Questi risultati evidenziano differenze chiave di genere nel rischio cardiovascolare tra i tipi di diabete, fatto che può guidare la valutazione del rischio clinico e la gestione”, concludono gli autori.

La ricerca suggerisce la necessità di approcci di prevenzione e trattamento personalizzati che tengano conto non solo del tipo di diabete, ma anche del genere, dell’età e della durata della malattia. Gli uomini giovani con diabete di tipo 2 necessitano di interventi precoci e intensivi, mentre le donne con diabete di tipo 1 richiedono una gestione aggressiva a lungo termine dei fattori di rischio cardiovascolare.

Implicazioni per il futuro

Questa ricerca rappresenta un passo importante verso la medicina personalizzata nel diabete. Comprendere che il rischio cardiovascolare varia non solo tra i tipi di diabete, ma anche in base al genere e all’età, apre nuove possibilità per strategie preventive più mirate ed efficaci.

Per i clinici, questi dati offrono strumenti più precisi per valutare il rischio individuale e personalizzare gli interventi terapeutici. Per i pazienti, rappresentano la speranza di trattamenti più efficaci e mirati alle loro specifiche caratteristiche e bisogni.

Il messaggio finale è chiaro: il diabete non è una malattia uniforme, e il nostro approccio al trattamento e alla prevenzione deve riflettere questa complessità per garantire i migliori risultati possibili per ogni individuo.