#EASD2025 – Il diabete tipo 2 raddoppia il rischio di sepsi: lo studio australiano che fa riflettere
Una ricerca australiana di grande portata rivela un legame allarmante tra diabete di tipo 2 e sepsi: chi convive con questa condizione ha il doppio del rischio di sviluppare questa grave complicanza infettiva. Lo studio, condotto su oltre 7.000 persone e presentato al congresso dell’Associazione Europea per lo Studio del Diabete (EASD) a Vienna, evidenzia particolare vulnerabilità negli uomini e negli under 60.
Cos’è la sepsi e perché è così pericolosa
La sepsi è una risposta incontrollata e potenzialmente letale dell’organismo a un’infezione. Può svilupparsi da qualsiasi tipo di infezione e rappresenta una vera emergenza medica: quando il sistema immunitario reagisce in modo eccessivo a un agente infettivo, può causare insufficienza d’organo e malattie critiche.
Le statistiche parlano chiaro: più del 10% delle persone che sviluppano sepsi muore, rendendola una delle principali cause di morte a livello mondiale. Questo dato sottolinea l’importanza di identificare e comprendere i fattori di rischio per questa condizione devastante.
Lo studio australiano: metodologia e partecipanti
La ricerca, guidata dalla professoressa Wendy Davis dell’Università dell’Australia Occidentale, ha analizzato dati provenienti dal Fremantle Diabetes Study Phase II, uno studio osservazionale longitudinale condotto in una comunità urbana multietnica di 157.000 abitanti.
Il team ha identificato 1.430 adulti con diabete di tipo 2 arruolati tra il 2008 e il 2011, confrontandoli con 5.720 individui senza diabete abbinati per età, sesso e codice postale. L’età media dei partecipanti all’arruolamento era di 66 anni, con il 52% di uomini. La salute di tutti i partecipanti è stata monitorata per una media di 10 anni utilizzando registri sanitari collegati.
Risultati che colpiscono
I numeri emersi dallo studio sono significativi e preoccupanti. Al momento dell’arruolamento, il 2,0% delle persone con diabete di tipo 2 aveva già avuto una precedente ospedalizzazione per sepsi, rispetto allo 0,8% del gruppo di controllo senza diabete.
Durante il periodo di follow-up, 169 partecipanti con diabete (11,8%) e 288 del gruppo di controllo (5,0%) hanno sviluppato sepsi. Anche dopo aver considerato fattori confondenti come età, sesso, precedenti ospedalizzazioni per sepsi e altre condizioni croniche, il diabete di tipo 2 è risultato associato al doppio del rischio di sviluppare sepsi.
Un dato particolarmente allarmante riguarda i più giovani: nelle persone di età compresa tra 41 e 50 anni, avere il diabete di tipo 2 è associato a un rischio 14,5 volte maggiore di sviluppare sepsi.
I fattori di rischio identificati
L’analisi ha rivelato diversi fattori che aumentano ulteriormente il rischio di sepsi nelle persone con diabete di tipo 2. Tra questi, essere più anziani, di sesso maschile, di origine aborigena, fumatori attivi, utilizzatori di insulina, avere glucosio a digiuno elevato e frequenza cardiaca alta.
Particolarmente significativi sono alcuni risultati specifici: gli australiani indigeni con diabete di tipo 2 hanno tre volte più probabilità di sviluppare sepsi, mentre il fumo è associato a un aumento del rischio dell’83%. Altri fattori includono la presenza di polineuropatia simmetrica distale (malattia nervosa), malattie cerebrovascolari e livelli elevati di NT-proBNP, un biomarcatore dell’insufficienza cardiaca.
Perché il diabete aumenta il rischio di sepsi
La professoressa Davis spiega che esistono diversi meccanismi biologici che possono spiegare questa associazione. “I livelli elevati di zucchero nel sangue compromettono la funzione immunitaria”, afferma. “Inoltre, le persone con diabete sono più predisposte a specifici tipi di infezioni come infezioni del tratto urinario, infezioni cutanee e polmonite, che possono facilmente degenerare in sepsi.”
Il danno vascolare e la neuropatia, entrambe complicanze comuni del diabete, contribuiscono ulteriormente ad aumentare il rischio di sepsi. Questi problemi creano un terreno fertile per le infezioni e riducono la capacità dell’organismo di combatterle efficacemente.
Prevenzione: la chiave per ridurre il rischio
Fortunatamente, lo studio identifica diversi fattori di rischio modificabili, offrendo speranza per la prevenzione. “Il modo migliore per prevenire la sepsi è smettere di fumare, normalizzare la glicemia elevata e prevenire l’insorgenza delle complicanze micro e macrovascolari del diabete”, sottolinea la professoressa Davis.
Questi risultati sottolineano l’importanza di un controllo ottimale del diabete e dell’adozione di stili di vita sani. La cessazione del fumo, in particolare, emerge come un intervento cruciale, dato l’aumento significativo del rischio associato a questa abitudine.
Implicazioni cliniche e prospettive
La ricerca ha importanti implicazioni per la pratica clinica. I medici dovrebbero essere particolarmente vigilanti nel monitorare i segni di infezione nei pazienti diabetici, specialmente in quelli con fattori di rischio aggiuntivi identificati nello studio.
“Il nostro studio conferma una forte relazione anche dopo l’aggiustamento per numerosi potenziali fattori di rischio”, afferma la professoressa Davis. Questo suggerisce che il legame tra diabete e sepsi non è semplicemente dovuto ad altri problemi di salute coesistenti, ma rappresenta un rischio reale e indipendente.
Limitazioni e considerazioni future
Gli autori riconoscono che, trattandosi di uno studio osservazionale, non è possibile trarre conclusioni definitive su causa ed effetto. Inoltre, potrebbero esistere altri fattori non misurati che hanno influenzato i risultati. I ricercatori notano anche che i partecipanti potrebbero essere stati più sani dei non partecipanti e che non sono stati considerati i cambiamenti nella gestione del diabete durante il follow-up.
Nonostante queste limitazioni, lo studio rappresenta un importante contributo alla comprensione del rischio di sepsi nelle persone con diabete e fornisce preziose indicazioni per la prevenzione e la gestione clinica di questa popolazione vulnerabile.