#EASD2025 – Ozempic, Wegovy e Mounjaro cambiano il gusto: una persona su cinque percepisce sapori più intensi
Una nuova ricerca tedesco-austriaca rivela un effetto collaterale inaspettato dei farmaci dimagranti più popolari: circa il 20% delle persone che assumono Ozempic, Wegovy o Mounjaro riferisce che il cibo ha un sapore più dolce o più salato rispetto a prima del trattamento.
La scoperta sui cambiamenti del gusto
Lo studio, condotto da ricercatori dell’Università di Bayreuth in Germania e dell’Università Medica di Vienna, ha coinvolto 411 partecipanti con sovrappeso o obesità che stavano assumendo questi farmaci per la perdita di peso. I risultati, pubblicati sulla rivista Diabetes, Obesity and Metabolism, mostrano che circa una persona su cinque percepisce la dolcezza (21,3%) o la salinità (22,6%) in modo più intenso rispetto a prima del trattamento.
“Le terapie basate su incretine come Ozempic, Wegovy e Mounjaro sono ampiamente utilizzate per la gestione del peso, ma il loro effetto sulla percezione del gusto non era chiaro”, spiega Othmar Moser, dell’Università di Bayreuth, che ha guidato la ricerca.
Come è stato condotto lo studio
I ricercatori hanno analizzato 148 persone che assumevano Ozempic, 217 che prendevano Wegovy e 46 che utilizzavano Mounjaro. Il 69,6% dei partecipanti era di sesso femminile e tutti stavano seguendo il trattamento da almeno tre mesi consecutivi. La durata mediana del trattamento era simile per i tre gruppi: 43 settimane per Ozempic, 40 per Wegovy e 47 per Mounjaro.
L’indice di massa corporea (BMI) medio prima di iniziare il trattamento era di 34,7 kg/m² per il gruppo Ozempic, 35,6 kg/m² per Wegovy e 36,2 kg/m² per Mounjaro. Tutti i partecipanti sono stati reclutati online e hanno compilato questionari dettagliati sui cambiamenti nella percezione del gusto e nell’appetito.
I risultati dello studio
I dati mostrano che tutti e tre i farmaci sono stati efficaci nella perdita di peso, con riduzioni del BMI del 17,4% per Ozempic, 17,6% per Wegovy e 15,5% per Mounjaro, aggiustate per durata del trattamento, dose, BMI iniziale, età e sesso.
Interessante notare che gli effetti sulla percezione del gusto variavano leggermente tra i diversi farmaci. Il 26,7% dei partecipanti del gruppo Wegovy ha riferito che il cibo aveva un sapore più salato, rispetto al 16,2% del gruppo Ozempic e al 15,2% del gruppo Mounjaro. Per quanto riguarda la dolcezza, le percentuali erano simili in tutti i gruppi: 19,4% per Wegovy, 21,6% per Ozempic e 21,7% per Mounjaro.
Il legame tra gusto e appetito
La scoperta più significativa dello studio riguarda la correlazione tra i cambiamenti nella percezione del gusto e il controllo dell’appetito. I partecipanti che riferivano che il cibo aveva un sapore più dolce avevano il doppio delle probabilità di sentirsi sazi più rapidamente rispetto a quelli che non notavano cambiamenti nella percezione della dolcezza.
Inoltre, chi percepiva maggiore dolcezza aveva il 67% di probabilità in più di riferire una riduzione dell’appetito e l’85% di probabilità in più di sperimentare una diminuzione delle voglie di cibo. Risultati simili sono stati osservati per la percezione della salinità: chi trovava il cibo più salato aveva 2,17 volte più probabilità di sentirsi sazio più rapidamente.
Gli effetti sull’appetito e la sazietà
Lo studio ha documentato cambiamenti significativi nei pattern alimentari dei partecipanti. Più della metà (58,4%) ha riferito di essere meno affamato in generale, con percentuali leggermente diverse tra i gruppi: 62,1% per Ozempic, 54,4% per Wegovy e 56,5% per Mounjaro.
Quasi due terzi dei partecipanti (63,5%) hanno riportato un aumento della sazietà, sentendosi pieni più rapidamente durante i pasti. Anche le voglie di cibo sono diminuite, con risultati particolarmente marcati per Mounjaro: il 41,3% degli utenti ha riferito una forte riduzione delle voglie, rispetto al 34,1% di quelli che assumevano Wegovy e al 29,7% di quelli che prendevano Ozempic.
Il meccanismo d’azione
Il professor Moser spiega il meccanismo sottostante: “Questi farmaci agiscono non solo nell’intestino e nelle aree cerebrali che controllano la fame, ma anche sulle cellule delle papille gustative e sulle regioni cerebrali che elaborano il gusto e la ricompensa. Questo significa che possono alterare sottilmente la percezione di sapori intensi, come la dolcezza o la salinità, influenzando a sua volta l’appetito.”
Tuttavia, i ricercatori non hanno trovato una correlazione diretta tra i cambiamenti nella percezione del gusto e la riduzione del BMI. Questo suggerisce che il gusto sia solo uno dei molti fattori coinvolti nella perdita di peso, insieme al metabolismo, ai pattern alimentari a lungo termine e all’attività fisica.
Implicazioni per la pratica clinica
Questi risultati aprono nuove prospettive per il trattamento dell’obesità. “Monitorare i cambiamenti nel gusto dei pazienti potrebbe fornire indizi utili sulla risposta al trattamento, anche se il gusto da solo non determina direttamente la perdita di peso”, afferma il professor Moser.
La ricerca suggerisce che i medici potrebbero utilizzare queste informazioni per personalizzare i consigli dietetici, aiutando i pazienti a trovare alternative agli alimenti i cui sapori sono diventati eccessivamente intensi o meno appetibili.
Limitazioni e prospettive future
Lo studio presenta alcune limitazioni, tra cui l’impossibilità di provare una relazione causale diretta, la dipendenza da dati auto-riferiti e la possibilità che i partecipanti non fossero completamente rappresentativi dell’intera popolazione di pazienti.
Nonostante ciò, la ricerca rappresenta un importante passo avanti nella comprensione degli effetti multidimensionali di questi farmaci rivoluzionari. “Farmaci come Wegovy, Ozempic e Mounjaro possono alterare il senso del gusto, facendo percepire i cibi come più dolci o più salati e aiutando le persone a sentirsi sazie prima e meno affamate”, conclude il professor Moser.
Questi risultati potrebbero portare allo sviluppo di strategie terapeutiche più personalizzate, dove il monitoraggio dei cambiamenti nella percezione del gusto diventa un indicatore aggiuntivo dell’efficacia del trattamento, aprendo la strada a un approccio più olistico alla gestione del peso.