#EASD2025 – Semaglutide riduce il “rumore del cibo”: la scoperta che cambia la prospettiva sulla perdita di peso
Una nuova ricerca presentata al congresso dell’Associazione Europea per lo Studio del Diabete (EASD) a Vienna rivela un effetto inaspettato della semaglutide: oltre a favorire la perdita di peso, questo farmaco sembra ridurre significativamente quello che gli esperti chiamano “food noise” o “rumore del cibo”.
Cos’è il “rumore del cibo”
Il termine “food noise” descrive quei pensieri ossessivi e invadenti sul cibo e sul mangiare che molte persone sperimentano quotidianamente. Si tratta di una preoccupazione costante per il cibo che può rendere difficile mantenere uno stile di vita sano e portare a episodi di sovralimentazione, ostacolando così gli sforzi per perdere peso.
Secondo ricerche precedenti, il 57% delle persone che vivono con sovrappeso o obesità ha sperimentato questo fenomeno, anche se pochi conoscono il termine specifico. Chi ne soffre riferisce che il “rumore del cibo” rende più complicato fare scelte alimentari salutari o seguire un piano di esercizio fisico, influenzando negativamente la qualità della vita e il benessere generale.
Come funziona la semaglutide
La semaglutide, commercializzata con i nomi Wegovy e Ozempic, appartiene alla classe dei farmaci chiamati agonisti del recettore GLP-1 (glucagon-like peptide-1). Questi medicinali imitano l’azione di un ormone naturale chiamato GLP-1 e si sono dimostrati molto efficaci nell’aiutare le persone con obesità a perdere peso.
Il meccanismo d’azione è multiplo: la semaglutide riduce l’appetito e la sensazione di fame, rallenta lo svuotamento gastrico e aumenta il senso di sazietà dopo i pasti. Tuttavia, fino a ora poco si sapeva sul suo effetto specifico sui pensieri ossessivi legati al cibo.
Lo studio americano: risultati sorprendenti
Per colmare questa lacuna conoscitiva, i ricercatori di Novo Nordisk (l’azienda farmaceutica danese che ha sviluppato la semaglutide) e Market Track LLC hanno condotto un sondaggio su 550 persone negli Stati Uniti. I partecipanti avevano un’età media di 53 anni, l’86% erano donne, e stavano assumendo semaglutide per la perdita di peso.
L’81% dei partecipanti (447 persone) assumeva il farmaco da almeno quattro mesi, e l’86% pesava almeno 92 kg prima di iniziare il trattamento. Ai partecipanti è stato chiesto di valutare come il “rumore del cibo” li stesse influenzando al momento del sondaggio e di ricordare come li aveva influenzati prima di iniziare la terapia.
Risultati che parlano chiaro
I risultati dello studio sono stati sorprendenti. La proporzione di partecipanti che sperimentavano pensieri costanti sul cibo durante il giorno è diminuita di quasi quattro volte, passando dal 62% prima del trattamento al 16% durante la terapia.
Altri cambiamenti significativi includono:
- La percentuale di chi passava troppo tempo a pensare al cibo è scesa dal 63% al 15%
- I pensieri incontrollabili sul cibo sono diminuiti di oltre tre volte, dal 53% al 15%
- La proporzione di chi riferiva effetti negativi dei pensieri sul cibo nella propria vita è calata dal 60% al 20%
- Chi si sentiva distratto dalle attività quotidiane a causa dei pensieri sul cibo è passato dal 47% al 15%
Benefici oltre la bilancia
Lo studio ha anche esaminato diversi aspetti del benessere mentale, rivelando miglioramenti significativi. Il 64% dei partecipanti (352 persone) ha riferito un miglioramento della salute mentale, il 76% (417 persone) ha notato un aumento della fiducia in se stessi, e l’80% (438 persone) ha sviluppato abitudini più salutari.
È importante notare che non è ancora chiaro se questi miglioramenti siano direttamente correlati alla riduzione del “rumore del cibo” o alla perdita di peso in generale.
Implicazioni per il futuro
Questa ricerca apre nuove prospettive nella comprensione di come i farmaci per la perdita di peso possano influenzare non solo il peso corporeo, ma anche il rapporto psicologico con il cibo. La capacità della semaglutide di ridurre i pensieri ossessivi legati all’alimentazione potrebbe spiegare, almeno in parte, la sua efficacia nel promuovere una perdita di peso duratura.
Gli autori dello studio concludono che la semaglutide può ridurre significativamente il “rumore del cibo” sperimentato dalle persone che vivono con l’obesità, suggerendo un meccanismo d’azione più complesso e benefico di quanto inizialmente compreso.
Questi risultati potrebbero influenzare l’approccio terapeutico all’obesità, considerando non solo gli aspetti fisici ma anche quelli psicologici del rapporto con il cibo, aprendo la strada a strategie di trattamento più complete e personalizzate.