Svolta nella terapia della BPCO: Mepolizumab riduce significativamente le riacutizzazioni e i ricoveri ospedalieri
Una nuova speranza si profila all’orizzonte per i milioni di persone che convivono con la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). GSK ha recentemente annunciato risultati rivoluzionari per mepolizumab, un anticorpo monoclonale che potrebbe cambiare il panorama terapeutico di questa devastante malattia respiratoria.
Risultati promettenti dello studio MATINEE
Lo studio di fase III MATINEE, pubblicato sul prestigioso New England Journal of Medicine, ha dimostrato che mepolizumab riduce significativamente le riacutizzazioni nei pazienti con BPCO caratterizzata da infiammazione di tipo 2 (identificata da alti livelli di eosinofili nel sangue).
I numeri parlano chiaro:
- Riduzione del 21% del tasso annuale di riacutizzazioni moderate/severe rispetto al placebo nell’intera popolazione studiata
- Impressionante riduzione del 31% nei pazienti con bronchite cronica
- Un dato particolarmente importante: riduzione del 35% delle riacutizzazioni severe che portano al pronto soccorso o al ricovero ospedaliero
“Queste riacutizzazioni sono devastanti per i pazienti, accelerano la progressione della malattia e causano danni polmonari irreversibili,” ha sottolineato Kaivan Khavandi, SVP e Global Head del dipartimento Respiratory, Immunology & Inflammation R&D di GSK.
Una malattia che impatta milioni di vite
La BPCO colpisce oltre 390 milioni di persone nel mondo ed è la terza causa di morte a livello globale. Si tratta di una condizione progressiva che compromette gravemente la qualità della vita, caratterizzata da mancanza di respiro, tosse persistente ed espettorato.
Nonostante le terapie inalatorie disponibili, molti pazienti continuano a soffrire di sintomi persistenti e riacutizzazioni che possono portare a ricoveri ospedalieri e danni polmonari permanenti. Le statistiche sono allarmanti: un paziente su dieci muore durante la degenza ospedaliera per BPCO, fino a uno su quattro entro un anno e la metà entro cinque anni.
Un nuovo approccio terapeutico mirato
Mepolizumab rappresenta un approccio innovativo poiché agisce specificamente sull’interleuchina-5 (IL-5), un messaggero chiave nell’infiammazione di tipo 2, presente in circa il 40% delle persone con BPCO.
Il Professor Frank Sciurba, autore principale dello studio, ha commentato: “Lo studio MATINEE apre nuove prospettive terapeutiche per i pazienti con BPCO e infiammazione di tipo 2, mentre ci impegniamo ad individuare i fattori scatenanti della malattia e a migliorare la vita dei pazienti.”
Verso l’approvazione
Sebbene mepolizumab non sia ancora registrato in alcun paese per il trattamento della BPCO, sono in corso pratiche regolatorie in diversi paesi, tra cui Stati Uniti, Cina e Unione Europea. La FDA statunitense ha fissato una data di risposta per il 7 maggio 2025.
Se approvato, mepolizumab potrebbe offrire una nuova opzione terapeutica per molti pazienti che attualmente hanno limitate alternative di trattamento, specialmente coloro che continuano a soffrire di riacutizzazioni nonostante la terapia inalatoria ottimizzata.
Un impegno continuo nella ricerca respiratoria
Questi risultati rafforzano l’impegno di GSK nel campo respiratorio, dove l’azienda continua a sviluppare approcci innovativi per migliorare gli standard di cura e ridefinire il futuro della medicina respiratoria.
Con un portafoglio e una pipeline che comprendono vaccini, farmaci biologici mirati e terapie inalatorie, GSK mira non solo a trattare i sintomi, ma anche a intervenire sulla disfunzione sottostante della malattia e prevenirne la progressione.
Per i milioni di pazienti con BPCO in tutto il mondo, mepolizumab potrebbe rappresentare un importante passo avanti nella gestione di questa condizione debilitante e potenzialmente fatale.