#eco2025 – L’obesità infantile compromette il futuro lavorativo: uno studio svedese rivela l’impatto a lungo termine
Una nuova ricerca mostra che chi ha sofferto di obesità da bambino ha quattro volte più probabilità di essere in congedo per malattia a 25 anni rispetto ai coetanei
Malaga, 12 maggio 2025 – L’obesità infantile non è solo una questione di salute immediata, ma può avere conseguenze significative e durature sulle prospettive lavorative e di studio nella vita adulta. È quanto emerge da un nuovo studio svedese presentato al Congresso Europeo sull’Obesità (ECO) in corso a Malaga.
Meno opportunità di lavoro e studio
La ricerca, condotta da un team del Karolinska Institutet di Stoccolma guidato dalla dottoressa Emilia Hagman, ha rivelato che le persone che hanno vissuto con l’obesità durante l’infanzia hanno meno probabilità di lavorare o studiare a metà dei loro vent’anni rispetto ai loro coetanei.
All’età di 25 anni, solo il 59% del gruppo che aveva sofferto di obesità infantile stava lavorando o studiando, rispetto al 68% della popolazione generale. Un dato che fa riflettere sulle conseguenze a lungo termine di questa condizione.
Congedi per malattia quadruplicati
Lo studio ha evidenziato un dato particolarmente allarmante: i congedi per malattia a lungo termine sono molto più comuni tra coloro che hanno sofferto di obesità infantile. All’età di 25 anni, l’8,1% di questo gruppo non lavorava a causa di problemi di salute, rispetto a solo il 2,3% del gruppo di confronto della popolazione generale.
“Nel complesso, le persone che hanno vissuto con l’obesità nell’infanzia avevano una probabilità 4 volte maggiore di essere in congedo per malattia a lungo termine piuttosto che lavorare, rispetto alla popolazione generale“, spiega la dottoressa Hagman.
L’importanza del grado di obesità
La ricerca ha anche rilevato che il grado di obesità infantile è un fattore importante. Le persone che hanno vissuto con obesità di classe 3 (la forma più grave) nell’infanzia avevano circa tre volte più probabilità di essere in congedo per malattia (2,85 volte) o nel gruppo “beneficiari di assistenza sociale/altri” (2,97 volte), piuttosto che lavorare, rispetto a quelle con obesità di classe 1 (la forma meno grave).
Un risultato inaspettato
“Inizialmente ci aspettavamo che coloro che hanno sperimentato l’obesità nell’infanzia fossero sovrarappresentati nel gruppo a basso reddito, poiché sappiamo che i bambini con obesità hanno meno probabilità di completare almeno 12 anni di scolarizzazione rispetto agli altri, e quindi lasciano la scuola con meno qualifiche. Sappiamo anche che la discriminazione basata sul peso avviene nel mercato del lavoro“, ha dichiarato la dottoressa Hagman.
“Invece, abbiamo scoperto che il congedo per malattia a lungo termine è emerso come un importante fattore che contribuisce al non lavorare. Per capire il tipo di problemi di salute che contribuiscono a questo, sono necessarie ulteriori ricerche“, ha aggiunto.
Contesto socioeconomico e conseguenze
Lo studio ha coinvolto 3.514 individui che avevano vissuto con l’obesità da bambini, confrontati con 16.809 individui della popolazione generale, abbinati per sesso, anno di nascita e area di residenza. Tutti i partecipanti erano nati tra il 1978 e il 1996.
La dottoressa Hagman ha spiegato il contesto in cui si sviluppa questo fenomeno: “I tassi di obesità infantile sono più elevati negli individui provenienti da contesti socioeconomici più bassi rispetto a quelli provenienti da posizioni socioeconomiche più elevate. Le ragioni sono complesse, ma un fattore che contribuisce potrebbe essere la limitata capacità di permettersi cibi sani“.
L’importanza del trattamento precoce
La ricerca sottolinea l’importanza di intervenire tempestivamente. “Dobbiamo aumentare la consapevolezza che l’obesità all’inizio della vita può avere conseguenze a lungo termine, sia per la salute generale che per i risultati nel mercato del lavoro“, ha affermato la dottoressa Hagman.
“Sappiamo che una buona risposta al trattamento dell’obesità nell’infanzia diminuisce il rischio a lungo termine di diverse conseguenze legate all’obesità, come il diabete di tipo 2, l’ipertensione e persino la mortalità prematura. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per determinare se questo migliora anche le prospettive di lavoro e di studio dei bambini man mano che crescono“, ha concluso.
Lo studio mette in luce la complessità dell’obesità infantile come problema non solo sanitario ma anche sociale, con ripercussioni che si estendono ben oltre la salute fisica immediata, influenzando le opportunità di vita delle persone per molti anni a venire. Questo rafforza l’importanza di strategie di prevenzione e trattamento efficaci già in giovane età, per evitare che l’obesità infantile comprometta non solo la salute ma anche il futuro professionale dei più giovani.