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Svolta per la colangite biliare primitiva: Aifa approva nuovo farmaco dopo 10 anni

 

Che cos’è la Colangite Biliare Primitiva?

La Colangite Biliare Primitiva (PBC) è una malattia epatica rara di origine autoimmune che colpisce principalmente i dotti biliari. Si tratta di una patologia cronica che provoca infiammazione e distruzione dei dotti biliari, esponendo i pazienti al rischio di danni progressivi al fegato che possono evolvere fino alla cirrosi e all’insufficienza epatica. La PBC colpisce in larga maggioranza le donne (con un rapporto di 6 a 1 rispetto agli uomini) e si manifesta generalmente tra i 40 e i 60 anni di età. In Italia si stima che oltre 15.000 persone convivano con questa patologia.

L’innovazione terapeutica: elafibranor

Dopo quasi un decennio senza nuove opzioni terapeutiche, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato la rimborsabilità di elafibranor per il trattamento della Colangite Biliare Primitiva. Questo farmaco rappresenta il primo di una nuova classe terapeutica, essendo un agonista duale dei recettori attivati dal proliferatore del perossisoma (PPAR), che agisce sulle isoforme PPARα e PPARδ, elementi chiave nella regolazione dell’omeostasi degli acidi biliari, del metabolismo lipidico, dell’infiammazione e della fibrosi.

L’approvazione italiana arriva a circa 8 mesi di distanza dall’autorizzazione europea dell’EMA, avvenuta a settembre 2024. Elafibranor può essere utilizzato in combinazione con acido ursodesossicolico (UDCA) negli adulti con risposta inadeguata all’UDCA o come monoterapia nei pazienti che non tollerano questo trattamento di prima linea.

Efficacia dimostrata nello studio ELATIVE

L’approvazione di elafibranor si basa sui risultati dello studio clinico di fase III ELATIVE, che ha coinvolto 161 pazienti randomizzati in rapporto 2:1 a ricevere elafibranor 80 mg una volta al giorno o placebo. I dati hanno mostrato un beneficio terapeutico statisticamente significativo: il 51% dei pazienti trattati con elafibranor ha ottenuto una risposta biochimica, rispetto a solo il 4% dei pazienti trattati con placebo, con una differenza del 47% (P<0,001).

L’endpoint primario dello studio era la risposta biochimica, definita come valore di fosfatasi alcalina (ALP) inferiore a 1,67 volte il limite superiore della norma, una diminuzione dell’ALP di almeno il 15% rispetto al valore basale e bilirubina totale non superiore al limite normale dopo 52 settimane di trattamento. Questi parametri sono considerati importanti predittori della progressione della malattia.

Miglioramento dei sintomi: prurito e fatigue

Oltre agli effetti sulla progressione della malattia, elafibranor ha dimostrato efficacia nel migliorare due dei sintomi più debilitanti della PBC: il prurito e la fatigue (stanchezza cronica). Nei pazienti trattati con elafibranor è stata osservata una maggiore riduzione dei punteggi totali del PBC-40 Itch e del 5-D Itch rispetto al placebo.

Recenti dati “late breaking” presentati al congresso dell’Associazione Europea per lo Studio del Fegato (EASL) di maggio 2025 hanno inoltre evidenziato che fino al doppio dei pazienti in trattamento con elafibranor ha raggiunto un significativo miglioramento della fatigue rispetto ai pazienti trattati con placebo a 52 settimane. Particolarmente significativo è il risultato nei pazienti con fatigue da moderata a severa: il 66,7% dei trattati con elafibranor ha ottenuto miglioramenti clinicamente significativi, rispetto al 31,3% del gruppo placebo.

Il parere degli esperti

“La comunità scientifica accoglie con soddisfazione la rimborsabilità di una nuova terapia innovativa per la Colangite Biliare Primitiva e in grado di rispondere a un importante bisogno terapeutico in una patologia rimasta orfana di terapie approvate per i pazienti non responsivi o intolleranti ad UDCA,” ha dichiarato il Prof. Giacomo Germani, Direttore dell’Unità Trapianto Multiviscerale dell’Azienda Ospedale-Università di Padova e Segretario AISF.

Il Prof. Pietro Invernizzi, Professore dell’Università di Milano-Bicocca e Responsabile del Centro per le Malattie Autoimmuni del Fegato dell’IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza, ha sottolineato l’importanza di questa nuova opzione terapeutica che “ha dimostrato efficacia nella gestione della progressione di malattia e nella riduzione di sintomi frequenti quali il prurito e la fatigue.”

La voce delle associazioni pazienti

Anche le associazioni dei pazienti hanno accolto con favore questa approvazione. Ivan Gardini, Presidente dell’Associazione EpaC Ets, ha commentato: “La progressione della malattia espone le persone al rischio di gravi danni epatici, per questo è importante offrire risposte adeguate in grado di migliorare la gestione e il monitoraggio dell’evoluzione di malattia.”

Davide Salvioni, Presidente di AMAF APS (Associazione Malattie Autoimmuni Fegato), ha espresso “grande soddisfazione” per l’approvazione di elafibranor, sottolineando come questa decisione rappresenti “un passo avanti significativo nella gestione di questa malattia autoimmune cronica del fegato”, in particolare per i pazienti “difficili da trattare”.

Un impegno nelle malattie rare

Per Ipsen, l’approvazione di elafibranor segna un nuovo traguardo nell’ambito delle malattie rare, un’area su cui si concentra l’impegno dell’azienda. “Siamo lieti che elafibranor sia ora rimborsato anche in Italia a seguito del rapido iter di valutazione che AIFA ha attuato garantendone l’accesso a tutti i pazienti che ne possono beneficiare”, ha affermato Patrizia Olivari, Presidente e Amministratore Delegato di Ipsen Italia.

Il farmaco, sviluppato inizialmente da GENFIT, è stato licenziato a Ipsen nel 2021 per la commercializzazione a livello mondiale (ad eccezione di Cina, Hong Kong, Taiwan e Macao). Dopo aver ottenuto l’approvazione accelerata negli Stati Uniti nel giugno 2024 e l’approvazione condizionata nella UE nel settembre dello stesso anno, elafibranor è ora disponibile e rimborsabile anche per i pazienti italiani, offrendo una nuova speranza per coloro che convivono con questa rara malattia epatica.