Una Nuova Speranza per i Pazienti con Emoglobinuria Parossistica Notturna: Arriva in Italia la Prima Terapia Orale
L’emoglobinuria parossistica notturna (EPN) è una di quelle malattie rare che spesso rimangono nell’ombra, ma che cambiano radicalmente la vita di chi ne è colpito. Recentemente, però, una buona notizia ha illuminato il panorama terapeutico: l’arrivo in Italia della prima monoterapia orale per questa patologia, rappresentando un significativo passo avanti nella cura di una malattia che fino ad oggi ha lasciato molti bisogni clinici insoddisfatti.
Cos’è l’Emoglobinuria Parossistica Notturna
L’EPN è una malattia rara del sangue che colpisce circa 10-20 persone su un milione nel mondo. In Italia si stimano circa mille persone con questa diagnosi, e circa un terzo di loro necessita di una terapia specifica. Nonostante possa svilupparsi a qualsiasi età, viene spesso diagnosticata in persone giovani, tra i 30 e i 40 anni, nel pieno della loro vita lavorativa e familiare.
La malattia ha origine da una mutazione acquisita nelle cellule staminali del midollo osseo, che porta alla produzione di globuli rossi “difettosi” – privi delle proteine protettive che normalmente li proteggono dal sistema immunitario. Questi globuli rossi diventano così vulnerabili alla distruzione prematura da parte del sistema del complemento, una componente fondamentale del nostro sistema immunitario.
I Sintomi che Cambiano la Vita
I sintomi dell’EPN vanno ben oltre quello che il nome potrebbe suggerire. Sebbene l’urina scura, soprattutto al mattino, sia un segno caratteristico della malattia, i pazienti devono convivere con una serie di sintomi debilitanti che impattano significativamente sulla loro qualità di vita.
L’anemia è forse il sintomo più pervasivo: i pazienti sperimentano un’estrema stanchezza che non si risolve con il riposo. Questa fatigue costante, che colpisce oltre il 75% dei pazienti anche durante il trattamento, interferisce drammaticamente con le attività quotidiane. Secondo uno studio condotto con le associazioni pazienti, il 97% delle persone con EPN riferisce difficoltà nelle attività fisiche di base come camminare, salire le scale o prendersi cura di sé.
Altri sintomi includono battito cardiaco accelerato, respiro corto, mal di testa, dolore addominale e quella che viene definita “nebbia cognitiva” – una difficoltà di concentrazione che rende ancora più complessa la gestione della vita quotidiana. Il rischio di trombosi, inoltre, rappresenta una minaccia costante e potenzialmente fatale.
La Sfida della Diagnosi
Ottenere una diagnosi di EPN non è semplice: in media occorrono circa due anni prima che la malattia venga identificata correttamente. Questo ritardo diagnostico è comprensibile, considerando che i sintomi possono essere facilmente confusi con quelli di altre condizioni più comuni.
Il test diagnostico chiave è la citometria a flusso, che può identificare le cellule del sangue con il caratteristico difetto causato dalla malattia – la carenza di proteine ancorate al glicofosfatidilinositolo (GPI) sulla superficie cellulare. Questo esame è essenziale per confermare la diagnosi e distinguere l’EPN da altre forme di anemia emolitica.
Le Terapie Tradizionali e i Loro Limiti
Fino a poco tempo fa, l’unica cura potenziale per l’EPN era il trapianto di midollo osseo, una procedura complessa e non sempre praticabile. Dal 2008, gli inibitori del C5 (C5i), somministrati per via endovenosa, sono diventati il trattamento standard per l’EPN. Questi farmaci hanno rappresentato un importante progresso, riuscendo a controllare efficacemente l’emolisi intravascolare (la distruzione dei globuli rossi all’interno dei vasi sanguigni), riducendo il rischio di eventi trombotici e migliorando la sopravvivenza dei pazienti.
Tuttavia, nonostante questi progressi, molti pazienti continuavano a presentare problemi significativi. Fino all’82% dei pazienti in terapia con C5i presentava un’anemia persistente, e il 23-39% rimaneva dipendente dalle trasfusioni di sangue. Il problema principale era che questi farmaci, pur essendo efficaci contro l’emolisi intravascolare, non riuscivano a contrastare l’emolisi extravascolare – la distruzione dei globuli rossi che avviene nel fegato e nella milza.
La Rivoluzione della Terapia Orale
Il 17 giugno 2025 ha segnato una data importante per i pazienti italiani con EPN: la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’approvazione della rimborsabilità di iptacopan, la prima monoterapia orale per questa patologia. Questo farmaco, sviluppato da Novartis, rappresenta un approccio completamente nuovo al trattamento dell’EPN.
Iptacopan è il primo inibitore selettivo del fattore B della via alternativa del complemento. A differenza dei farmaci precedenti che agivano nelle fasi terminali del sistema del complemento, questo nuovo medicinale agisce “a monte”, nella parte prossimale del sistema, riuscendo a controllare sia l’emolisi intravascolare che quella extravascolare. È come passare da un intervento che chiude solo una parte del rubinetto a uno che lo chiude completamente.
I Risultati che Fanno la Differenza
I dati dello studio di Fase III APPLY-PNH, che ha coinvolto pazienti con anemia residua nonostante il precedente trattamento con C5i, hanno dimostrato risultati impressionanti. I pazienti che sono passati alla nuova terapia hanno raggiunto livelli medi di emoglobina vicini alla normalità, con un numero considerevole che ha superato i 12 g/dL senza bisogno di trasfusioni di globuli rossi.
Ma forse ancora più importante per i pazienti è stato il miglioramento della fatigue, misurato con scale specifiche. Questo significa non solo valori di laboratorio migliori, ma una qualità di vita realmente migliorata: la possibilità di tornare a svolgere attività che prima erano impensabili, di ridurre l’isolamento sociale e di riprendere in mano la propria vita.
Il Valore della Somministrazione Orale
Un aspetto spesso sottovalutato, ma di enorme importanza pratica, è la modalità di somministrazione. Passare dalle infusioni endovenose, che richiedevano visite ospedaliere regolari, a una terapia orale rappresenta una vera liberazione per i pazienti. Non più giorni di lavoro persi, non più organizzazione complessa della vita familiare intorno agli appuntamenti ospedalieri, non più il peso emotivo delle infusioni.
Come sottolinea la Dr.ssa Camilla Frieri dell’AORN San Giuseppe Moscati di Avellino: “La somministrazione orale rappresenta un’importante evoluzione, liberando i pazienti dalla routine ospedaliera e alleggerendo il carico fisico, emotivo e organizzativo delle infusioni.”
Obiettivi Terapeutici Più Ambiziosi
Con l’arrivo di questa nuova opzione terapeutica, i medici possono ora porsi obiettivi più ambiziosi nella cura dell’EPN. Non si tratta più solo di controllare i sintomi più gravi, ma di puntare alla normalizzazione completa dei livelli di emoglobina, al controllo totale dei sintomi e al miglioramento complessivo della qualità della vita.
Il Prof. Bruno Fattizzo della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano spiega: “I bisogni clinici insoddisfatti hanno portato allo sviluppo degli inibitori prossimali del complemento. Con questa nuova opzione terapeutica possiamo porci obiettivi terapeutici più ambiziosi.”
Guardando al Futuro
L’approvazione di iptacopan rappresenta molto più di una nuova opzione terapeutica: è un segnale di come la ricerca medica stia progressivamente colmando i gap nelle malattie rare. È la dimostrazione che anche per patologie che colpiscono poche persone, l’innovazione può portare a soluzioni concrete e miglioramenti tangibili nella qualità di vita.
Per i pazienti con EPN, questo significa poter guardare al futuro con maggiore ottimismo. Significa poter pianificare a lungo termine, tornare a essere produttivi nel lavoro, riprendere le relazioni sociali e, in definitiva, riappropriarsi di una vita che la malattia aveva in parte sottratto.
La strada è ancora lunga e la ricerca continua, ma ogni passo avanti come questo rappresenta una speranza concreta per tutti coloro che convivono con l’EPN e le loro famiglie. L’arrivo di questa terapia orale in Italia segna un nuovo capitolo nella storia del trattamento di questa malattia rara, un capitolo scritto con l’inchiostro della speranza e dell’innovazione scientifica.