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Aneurismi aortici: il progetto europeo Pandora porta la simulazione digitale in sala operatoria

 

Nasce un modello in-silico per aiutare i chirurghi a pianificare gli interventi in modo personalizzato e predittivo

Ogni anno, migliaia di persone perdono la vita a causa degli aneurismi aortici, una patologia silenziosa ma spesso letale. Nonostante i progressi della medicina, la chirurgia resta ad oggi la soluzione più efficace per trattare questa condizione. Ma se fosse possibile “provare” l’intervento in anticipo, su un modello digitale preciso dell’aorta del paziente?

È proprio questa l’idea alla base di Pandora, un innovativo progetto europeo nato per rivoluzionare la pianificazione chirurgica attraverso l’uso di simulazioni in-silico – ovvero modelli virtuali basati su dati clinici reali e intelligenza artificiale.

Simulare l’aorta per salvare vite

Pandora è promosso da un consorzio italo-francese, FFplus, che riunisce aziende hi-tech e centri di ricerca d’eccellenza: l’italiana LivGemini (capofila), RBF Morph, l’Institut National des Sciences Appliquées (INSA) e l’Université de Rennes (UnivREN). Il cuore del progetto è un software in grado di riprodurre con estrema precisione il comportamento dell’aorta di ogni singolo paziente.

«Il nostro modello consente di simulare l’intervento e scegliere la protesi più adatta – spiega Leonardo Geronzi, PhD e coordinatore del progetto – aumentando significativamente la precisione dell’operazione e gli esiti clinici».

Chirurgia predittiva e personalizzata

Grazie all’integrazione tra simulazioni numeriche e analisi delle immagini mediche con tecnologie di intelligenza artificiale, Pandora offre un potente strumento di supporto decisionale per i chirurghi. Gli ambiti di applicazione sono molteplici: dalla valutazione del flusso coronarico dopo l’intervento, al rischio di deformazioni della protesi (kinking), fino alla stima degli stress anomali che possono favorire la comparsa di nuovi aneurismi.

Un’alleanza per innovare

Ogni partner ha un ruolo chiave:

  • LivGemini guida lo sviluppo software;

  • UnivREN trasforma i dati clinici in modelli 3D;

  • INSA testa i materiali protesici;

  • RBF Morph sviluppa gli algoritmi per l’adattamento delle geometrie al paziente.

Fondamentale è anche il contributo dei medici dell’Ospedale universitario di Rennes, che sperimenteranno il sistema nella pratica clinica, fornendo riscontri per migliorarne l’efficacia.

Verso la sala operatoria del futuro

L’obiettivo è chiaro: offrire ai chirurghi strumenti predittivi basati su dati oggettivi, capaci di ridurre i tempi operatori, migliorare la qualità degli interventi e contenere i costi sanitari. Il modello di business prevede la concessione in licenza del software ai produttori di dispositivi medici, per poi essere integrato nei sistemi utilizzati da ospedali e cliniche.

A progetto ultimato, LivGemini avvierà il processo di industrializzazione per portare sul mercato una soluzione concreta e validata clinicamente, a beneficio della salute dei pazienti.