Novartis investe nel futuro della ricerca: 150 milioni per mantenere l’Italia competitiva
L’Italia rischia di perdere la sua competitività nel settore delle scienze della vita, mettendo a repentaglio l’accesso dei pazienti alle cure innovative. È questo l’allarme lanciato da Novartis durante l’evento “Sound of Science” a Milano, presentando al contempo un piano di investimenti da 150 milioni di euro entro il 2028 per sostenere la ricerca italiana.
La frontiera dell’innovazione: piattaforme tecnologiche del futuro
Novartis sta puntando sulle tecnologie più avanzate per rivoluzionare il panorama terapeutico. L’azienda ha identificato cinque piattaforme tecnologiche innovative che rappresentano il futuro della medicina: terapie cellulari e geniche, radioligandi, xRNA, farmaci di sintesi chimica e biofarmaci.
Questi investimenti si concentrano in aree caratterizzate da elevato bisogno medico insoddisfatto, come le malattie cardio-renali e metaboliche, l’immunologia, le neuroscienze e l’oncologia. Negli ultimi due anni, l’azienda ha siglato oltre 30 collaborazioni strategiche nell’ambito della ricerca e sviluppo, con particolare attenzione agli investimenti in data science, tecnologia e intelligenza artificiale.
L’obiettivo è ambizioso: migliorare i tassi di successo e accelerare i processi della ricerca. Nei prossimi due anni sono attesi i risultati delle sperimentazioni cliniche per 14 nuove molecole, mentre oltre 30 nuovi farmaci sono attualmente in fase di studio, di cui 15 nelle cruciali fasi II e III di sperimentazione clinica.
Il paradosso dei giovani italiani: fiducia nella scienza ma scarsa consapevolezza dei rischi
Un’indagine demoscopica condotta da AstraRicerche per Novartis ha rivelato un paradosso interessante riguardo all’atteggiamento dei giovani italiani verso la ricerca medico-scientifica. Quasi tre giovani “under 40” su quattro (73,1%) credono che grazie alla ricerca sarà possibile curare entro cinque anni malattie oggi incurabili, dimostrando una forte fiducia nel progresso scientifico.
Tuttavia, emerge una preoccupante mancanza di consapevolezza sui rischi legati al rallentamento della ricerca clinica in Italia. Solo poco più di quattro giovani su dieci (45,7%) riconoscono che questo rallentamento rappresenta un rischio concreto per la salute delle persone. Paradossalmente, sette giovani su dieci prevedono che nei prossimi cinque anni la salute degli italiani peggiorerà a causa del difficoltoso accesso alla prevenzione e alle cure.
La perdita di competitività europea: numeri allarmanti
I dati presentati durante l’evento “Sound of Science” dipingono un quadro preoccupante per la competitività europea nel settore farmaceutico. Negli ultimi cinque anni, l’Europa ha perso il 25% degli investimenti in Ricerca e Sviluppo nel settore farmaceutico, mentre nello stesso periodo la Cina è cresciuta di 30 punti percentuali.
Questo trend rappresenta un rischio concreto per i pazienti europei, che potrebbero vedere allontanarsi la possibilità di accedere tempestivamente alle più avanzate opzioni terapeutiche. L’Italia, pur essendo riconosciuta come un’eccellenza nella ricerca a livello mondiale, si trova in una posizione critica: è solo 18ª in Europa per investimenti totali in ricerca, nonostante le domande di brevetto farmaceutico siano cresciute del 35% negli ultimi cinque anni.
L’impegno di Novartis in Italia: numeri e prospettive
L’investimento di Novartis in Italia va ben oltre i numeri annunciati per il futuro. Nel 2024, l’azienda ha promosso circa 200 studi clinici che hanno coinvolto oltre 2.300 pazienti in più di 1.000 centri ospedalieri o universitari. Ogni anno, Novartis investe circa 55 milioni di euro nel nostro Paese, dove operano due importanti hub di innovazione: Ivrea in Piemonte e Torre Annunziata in Campania.
Il piano di investimenti entro il 2028 prevede oltre 150 milioni di euro in ricerca e sviluppo, di cui 40 milioni dedicati specificamente alla ricerca italiana e 1 milione alla ricerca indipendente. Questi fondi sono destinati a generare e disseminare evidenze nella pratica clinica, contribuendo al progresso della medicina italiana.
Le sfide organizzative: burocrazia e digitalizzazione
L’indagine condotta tra i giovani italiani ha evidenziato anche le principali barriere percepite per lo sviluppo della ricerca clinica nel nostro Paese. Il 55,2% dei giovani (contro il 51,5% degli over 40) identifica nella burocrazia uno dei principali ostacoli alla ricerca.
Un altro aspetto critico riguarda il livello di digitalizzazione: il 24,2% dei giovani identifica lo scarso livello di digitalizzazione e infrastruttura tecnologica come un ostacolo significativo, con una differenza di oltre 10 punti percentuali rispetto ai 40-65enni (14,0%). Questo dato sottolinea come le nuove generazioni abbiano maggiore consapevolezza dell’importanza delle tecnologie digitali per la ricerca moderna.
Il coinvolgimento dei pazienti: una priorità per il futuro
Un elemento particolarmente significativo emerso dall’indagine riguarda il coinvolgimento dei pazienti nelle decisioni sanitarie. Il 72,3% dei giovani considera importante il coinvolgimento dei pazienti nelle decisioni in ambito sanitario, dallo studio clinico al percorso di cura.
Questa prospettiva riflette un cambio di paradigma verso una medicina più partecipativa e centrata sul paziente, dove le persone non sono più semplici destinatari passivi delle cure, ma diventano protagonisti attivi del processo decisionale che riguarda la loro salute.
La visione delle istituzioni: collaborazione pubblico-privato
L’evento ha visto la partecipazione di importanti rappresentanti istituzionali che hanno sottolineato l’importanza della collaborazione tra settore pubblico e privato. Massimiliano Fedriga, Presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, ha evidenziato come “un sistema sanitario moderno non può prescindere dall’apporto delle conoscenze scientifiche, delle nuove tecnologie e da approcci integrati e collaborativi.”
Alessandro Fermi, Assessore all’Università, Ricerca e Innovazione della Regione Lombardia, ha sottolineato che “l’Italia offre un ecosistema unico per la ricerca e dobbiamo tornare ad attrarre ricerca, con interventi risolutivi, che nascono anche da nuovi modelli di partenariato pubblico-privato.”
Verso un nuovo modello integrato di gestione sanitaria
Valentino Confalone, Amministratore Delegato di Novartis Italia, ha delineato la visione dell’azienda per il futuro: “Serve una transizione verso un nuovo modello integrato di gestione delle risorse sanitarie, incentrato sui percorsi di cura e sulla centralità dei dati, per superare l’attuale gestione a silos della spesa sanitaria e i suoi meccanismi distorti di finanziamento.”
Questa visione implica un ripensamento profondo dell’approccio alla sanità, passando da una logica di costo a una di investimento, riconoscendo il valore strategico del settore delle scienze della vita per la crescita economica e, soprattutto, per la salute dei cittadini.
Il progetto “Partner per il futuro”: coinvolgere le nuove generazioni
L’ascolto e il coinvolgimento delle giovani generazioni rappresentano un elemento centrale della strategia di Novartis. Il progetto “Partner per il futuro”, nato nel 2023, ha coinvolto molteplici attori del sistema salute per identificare insieme linee d’azione concrete nell’ottica dell’evoluzione del Servizio Sanitario Nazionale.
L’evento “Sound of Science” rappresenta una nuova tappa di questo percorso di impegno comune, che punta a reimmaginare il futuro della salute attraverso il contributo attivo delle nuove generazioni, portatrici di una visione innovativa e tecnologicamente avanzata della medicina.
La sfida del futuro: mantenere l’eccellenza italiana
L’Italia ha tutte le potenzialità per essere un punto di riferimento internazionale nella ricerca biomedica e nelle scienze della vita. La crescita del 35% delle domande di brevetto farmaceutico negli ultimi cinque anni dimostra la vitalità del settore. Tuttavia, per mantenere questa eccellenza e garantire ai pazienti l’accesso alle cure innovative del futuro, è necessario un impegno coordinato di tutti gli attori del sistema.
La sfida è ora quella di trasformare questa visione in realtà concrete, superando gli ostacoli burocratici e i vincoli che oggi limitano la crescita e la competitività del settore, per garantire che l’Italia continui a essere protagonista nella ricerca medico-scientifica globale.