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A Milano nasce l’alleanza europea contro l’Alzheimer

 

L’Alzheimer rappresenta una delle sfide sanitarie e sociali più urgenti del XXI secolo. Con oltre 55 milioni di persone nel mondo che vivono con una forma di demenza, di cui circa 32 milioni con la malattia di Alzheimer, siamo di fronte a quella che è stata definita una vera e propria pandemia del nuovo millennio. Per affrontare questa emergenza globale, Milano ha ospitato il 7-8 luglio 2025 l’evento internazionale “Mind the Future”, un’iniziativa che ha riunito esperti e istituzioni di sei Paesi europei.

Un’emergenza in crescita esponenziale

I numeri dell’Alzheimer sono destinati a crescere in modo drammatico: entro il 2050, il numero di persone che vivono con la demenza potrebbe triplicare, raggiungendo i 152 milioni a livello globale. In Italia, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, oltre un milione di persone è colpita da demenza e circa 600.000 sono affette da Alzheimer, numeri destinati a raddoppiare entro il 2050.

L’impatto economico è altrettanto devastante: in Italia i costi si aggirano intorno ai 37,6 miliardi di euro tra quelli diretti e indiretti. Ma il prezzo più alto lo pagano i caregiver, che sviluppano stress, ansia o depressione nel 50% dei casi.

L’alleanza internazionale per il cambiamento

L’evento “Mind the Future – A Cross Country Alzheimer Readiness Pact”, promosso dalla Fondazione della Sostenibilità Sociale con il patrocinio della Società Italiana di Farmacologia, ha coinvolto delegazioni da Bulgaria, Estonia, Paesi Bassi, Spagna e Ungheria. L’obiettivo era costruire una piattaforma politica di dialogo multilaterale per affrontare insieme le sfide dell’Alzheimer.

Come spiega Adele Patrini, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Sociale: “L’obiettivo principale è trasversale all’interno di un’integrazione tra scienza, cultura, organizzazione ed etica in una chiave di lettura di sostenibilità sociale. Nello specifico ambito dell’Alzheimer dobbiamo cambiare il rapporto tra l’individuo, la società e la malattia, e lo possiamo fare solo condividendo idee e best practice nella costruzione di modelli innovativi”.

Le nuove terapie e il problema dell’accesso

Per la prima volta nella storia, abbiamo a disposizione terapie che possono modificare il decorso della patologia, già approvate in molti Paesi. Tuttavia, l’Europa fatica a garantire l’accesso equo, con ritardi che rischiano di creare disparità di trattamento tra pazienti di diversi Paesi.

Il Professor Massimo Filippi, direttore dell’Unità di Neurologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, sottolinea: “Oggi disponiamo di strumenti diagnostici sempre più precisi e di terapie potenzialmente modificanti la storia naturale della malattia: proprio per questo è fondamentale garantire un accesso equo e tempestivo alla diagnosi e ai trattamenti. Non possiamo permetterci di perdere l’opportunità di trasformare la cura dell’Alzheimer da assistenziale a terapeutica”.

Il ruolo dell’intelligenza artificiale

Alessandro Fermi, Assessore Università, Ricerca e Innovazione di Regione Lombardia, ha evidenziato il potenziale dell’intelligenza artificiale: “L’IA offre opportunità promettenti nel campo della ricerca, diagnosi e gestione di questa malattia, con l’obiettivo di migliorare la vita dei pazienti e dei loro cari. L’IA può analizzare grandi quantità di dati per identificare precocemente segnali della malattia, prevedere la sua progressione e personalizzare le terapie”.

Le barriere da superare

Angela Bradshaw, Director for Research di Alzheimer Europe, ha messo in luce le criticità attuali: “Al momento, i sistemi sanitari europei non sono sufficientemente preparati né per risorse né per struttura, a integrare strumenti diagnostici basati sull’intelligenza artificiale per l’Alzheimer. Ma le difficoltà non si fermano qui: lo stigma e la scarsa consapevolezza che ruotano in generale intorno alla demenza impediscono alle persone di chiedere aiuto e di ricevere una diagnosi in tempi brevi”.

L’impegno istituzionale italiano

Annarita Patriarca, membro della XII Commissione Salute e promotrice dell’Intergruppo Parlamentare per le Neuroscienze e l’Alzheimer, ha illustrato le priorità italiane: “Per un supporto sostenibile ai pazienti Alzheimer, puntiamo a un modello integrato che potenzi la medicina territoriale e la formazione dei caregiver. Come intergruppo, stiamo lavorando per l’approvazione del Piano Nazionale Demenze e l’implementazione di servizi domiciliari più accessibili e qualificati”.

Il manifesto per il futuro

L’evento si è concluso con l’elaborazione di un Manifesto internazionale che rappresenta una pietra miliare di cooperazione e preparazione collettiva. Il documento intende trasformare le conoscenze condivise in azioni concrete per costruire un futuro più giusto per le persone che convivono con la malattia.

Il messaggio centrale è chiaro: è necessario cogliere questo momento per riconoscere l’impatto della malattia e rendere l’Alzheimer una priorità, abbattendo le barriere che ostacolano un percorso completo dalla diagnosi alla cura.

La sfida è complessa ma non impossibile: attraverso la collaborazione internazionale, l’innovazione tecnologica e una nuova governance sanitaria, è possibile trasformare l’approccio all’Alzheimer da puramente assistenziale a terapeutico, offrendo speranza concreta a milioni di persone e alle loro famiglie.