Sarcomi: quando la rarità incontra l’eccellenza nella cura
Luglio è il mese mondiale dedicato ai sarcomi, tumori rari che colpiscono meno dell’1% della popolazione oncologica italiana ma che richiedono competenze altamente specializzate. L’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano si pone come punto di riferimento nazionale e internazionale per questi pazienti, dimostrando come l’eccellenza medica possa fare la differenza anche nelle patologie più complesse.
Cosa sono i sarcomi e perché sono così complessi
I sarcomi sono tumori rari e aggressivi che possono insorgere a qualsiasi età e in diverse parti del corpo: dai muscoli alle ossa, dalle cartilagini ai vasi sanguigni. La loro eterogeneità rappresenta una delle sfide principali per i medici, poiché ogni tipo richiede un approccio terapeutico specifico e personalizzato.
“I sarcomi sono rari nella popolazione generale, ma all’Istituto arrivano moltissimi pazienti da tutta Italia e dall’estero”, spiega Silvia Stacchiotti, oncologa dell’INT e Presidente dell’Italian Sarcoma Group. “Questo ci ha permesso di sviluppare competenze molto specialistiche e percorsi dedicati a ogni età”. La concentrazione di casi in centri specializzati non è solo una questione organizzativa, ma un elemento cruciale per garantire le migliori possibilità di guarigione.
L’importanza del team multidisciplinare
La cura dei sarcomi richiede un approccio che va ben oltre la competenza del singolo specialista. All’INT, il modello di cura si basa su équipe multidisciplinari che integrano diverse competenze chirurgiche a seconda della localizzazione del tumore.
“La chirurgia è centrale nella cura dei sarcomi, ma deve essere affidata a mani esperte”, sottolinea Alessandro Gronchi, Direttore della Chirurgia dei Sarcomi dell’INT. “In base alla localizzazione del tumore, lavoriamo insieme a chirurghi ortopedici, plastici, vascolari o neurochirurghi. Solo così possiamo offrire una reale possibilità di guarigione, con il massimo rispetto per la funzionalità e la qualità della vita”.
L’oncoplastica: quando la cura incontra la ricostruzione
Un aspetto fondamentale della cura dei sarcomi è la possibilità di coniugare radicalità oncologica e ricostruzione funzionale. L’oncoplastica rappresenta questa sintesi perfetta, permettendo interventi molto radicali dal punto di vista oncologico mantenendo al tempo stesso la possibilità di ripristinare forma e funzione.
“Con il termine ‘oncoplastica’ si identifica la possibilità di essere molto radicali nell’intervento oncologico e poter utilizzare tecniche ricostruttive differenti per ripristinare la parte del corpo sottoposta a chirurgia”, spiega Umberto Cortinovis, Direttore del Reparto di Chirurgia Plastica dell’INT. “È un rapporto bi-univoco: estese exeresi possono essere effettuate perché c’è una possibilità ricostruttiva, e la condizione per eseguire ricostruzioni complesse avviene per la capacità di effettuare ampie asportazioni a fine curativo”.
Il valore dell’esperienza: numeri che fanno la differenza
Diversi studi scientifici dimostrano l’importanza cruciale di rivolgersi precocemente a centri specializzati. Il riferimento iniziale a strutture con comprovata esperienza nel trattamento dei sarcomi può migliorare del 20% la probabilità di guarigione rispetto a quella ottenibile in centri non specializzati, indipendentemente dalle dimensioni o dal prestigio di questi ultimi.
Questo dato evidenzia come la specializzazione e l’alto volume di casi trattati siano elementi determinanti per il successo terapeutico. Si tratta di unire competenza tecnica, conoscenza approfondita della storia naturale della malattia, personalizzazione della cura e disponibilità di terapie innovative.
Quando i pazienti diventano protagonisti della ricerca
In un ambito caratterizzato dalla rarità, che spesso rende questi tumori poco attraenti per l’industria farmaceutica, la ricerca sui sarcomi cresce anche grazie al contributo attivo di pazienti, familiari e associazioni. Queste realtà promuovono iniziative, finanziano studi e alimentano la speranza per future scoperte terapeutiche.
Un esempio emblematico è quello di Sofia, giovane studentessa di medicina che ha trasformato la propria malattia, un angiosarcoma cardiaco, in una raccolta fondi per avviare uno studio specifico sul tumore da cui è stata colpita. “Anche nel dolore più grande, molti pazienti trovano la forza di lasciare un segno che resti dopo di loro”, racconta Stacchiotti. “Sono gesti potenti, che danno senso al nostro lavoro e ci ricordano che i pazienti non sono solo destinatari di cura, ma protagonisti attivi”.
L’integrazione tra ricerca, assistenza e formazione
Il modello dell’INT si basa su un approccio integrato che unisce assistenza clinica, ricerca scientifica e formazione professionale. Questa sinergia permette di offrire ai pazienti non solo le migliori cure disponibili oggi, ma anche l’accesso a terapie innovative e sperimentali che potrebbero rappresentare nuove opportunità terapeutiche.
La ricerca sui sarcomi richiede un approccio particolare, dato che la rarità di questi tumori rende necessario collaborare con altri centri a livello nazionale e internazionale per raccogliere casistiche significative e condurre studi clinici di qualità.
Contro la marginalità: costruire una rete di eccellenza
L’impegno dell’INT va oltre la cura del singolo paziente per costruire una rete di competenze che possa garantire equità di accesso alle cure su tutto il territorio. La collaborazione con altri centri italiani, europei e globali è fondamentale per rafforzare un sistema capace di offrire a ogni paziente un percorso diagnostico e terapeutico rapido, competente e umano.
“Luglio è un’occasione per ribadire che raro non significa trascurabile o discriminabile”, sottolinea Gronchi. “I sarcomi devono essere diagnosticati tempestivamente e trattati in centri con competenze specifiche. Servono consapevolezza, informazione corretta, accesso equo alla cura”.
Un messaggio di speranza e impegno
Il lavoro dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano sui sarcomi rappresenta un esempio di come l’eccellenza medica possa fare la differenza anche nelle patologie più rare e complesse. La combinazione di competenze specialistiche, approccio multidisciplinare, ricerca avanzata e attenzione umana crea un modello di cura che guarda al presente e al futuro.
“Il nostro obiettivo è duplice: curare oggi chi ha bisogno e costruire per chi verrà domani un sistema migliore di quello che abbiamo trovato”, conclude Gronchi. “Luglio è il mese in cui lo diciamo ad alta voce”. Un messaggio che trasforma la rarità da limite in opportunità, dimostrando che anche i tumori più complessi possono essere affrontati con successo quando competenza, innovazione e umanità si incontrano.