#EASD2025 – Cannabis e diabete: rischio quadruplicato, l’allarme dagli esperti
Un’ampia analisi internazionale condotta su oltre 4 milioni di adulti ha rilevato che l’uso di cannabis è associato a un rischio quasi quadruplicato di sviluppare diabete di tipo 2 nell’arco di cinque anni. I risultati saranno presentati al congresso annuale della European Association for the Study of Diabetes (EASD), in programma a Vienna dal 15 al 19 settembre.
L’uso di cannabis nel mondo
Secondo le stime del 2021, circa 219 milioni di persone – pari al 4,3% della popolazione adulta globale – consumano cannabis. Se da un lato alcune ricerche hanno suggerito possibili effetti benefici, come proprietà antinfiammatorie o legate al controllo del peso, dall’altro i dati sulle conseguenze a lungo termine sul metabolismo restano contrastanti.
La ricerca: numeri e metodologia
Il team guidato da Ibrahim Kamel del Boston Medical Center ha analizzato i dati elettronici di 54 organizzazioni sanitarie tra Europa e Stati Uniti, attingendo alla rete TriNetX Research Network. Sono stati identificati quasi 97 mila pazienti tra i 18 e i 50 anni con diagnosi legate all’uso di cannabis (dal consumo occasionale alla dipendenza), confrontati poi con un gruppo di oltre 4,1 milioni di individui sani e senza storia di uso di sostanze.
Il follow-up di cinque anni ha permesso di osservare le nuove diagnosi di diabete, controllando per vari fattori di rischio come colesterolo, ipertensione, malattie cardiovascolari e consumo di alcol o cocaina.
I risultati principali
Nel gruppo dei consumatori di cannabis sono emersi 1.937 nuovi casi di diabete (2,2%), contro 518 casi (0,6%) nel gruppo di controllo. L’analisi statistica ha confermato che gli utilizzatori di cannabis hanno un rischio quasi quattro volte maggiore di sviluppare diabete di tipo 2.
Gli autori ipotizzano che l’associazione possa dipendere da fenomeni di resistenza all’insulina e da comportamenti alimentari poco salutari.
Implicazioni per la salute pubblica
Il dottor Kamel sottolinea l’importanza di includere la valutazione del rischio di diabete nei programmi di trattamento e counselling per l’uso di sostanze, oltre che nelle conversazioni cliniche di routine con i pazienti. Con la crescente legalizzazione e accettazione sociale della cannabis, diventa cruciale rafforzare i messaggi di prevenzione e monitoraggio metabolico.
Limiti dello studio e prospettive future
Gli autori ricordano che si tratta di uno studio retrospettivo, incapace quindi di dimostrare un nesso causale diretto tra cannabis e diabete. Mancano inoltre informazioni precise sulle modalità di consumo e sui dosaggi, con il rischio di sottostime o imprecisioni nei dati.
Serviranno ulteriori ricerche per chiarire i meccanismi biologici coinvolti, distinguere gli effetti tra cannabis inalata ed edibili e comprendere meglio le conseguenze endocrine a lungo termine.